L’ARTE: VITTIMA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Negli ultimi decenni abbiamo visto il problema ambientale aggravarsi continuamente senza che nessuno se ne curasse veramente. Tuttavia da qualche anno le persone cominciano finalmente ad interessarsi e ad occuparsi seriamente di questa tematica, se non nelle azioni, almeno nelle parole e nei gesti. Come ormai si sa, ci rimangono ben pochi anni per agire e garantire un futuro alle prossime generazioni: quello che stiamo facendo per contrastare questa situazione non è di certo sufficiente a far fronte ad un problema di tale portata. 

Trovando insufficienti le iniziative prese dalle istituzioni, alcuni gruppi ambientalisti hanno deciso di intervenire usando come mezzo delle rivolte di vario genere.

I metodi più gettonati sono l’occupazione delle autostrade, come in Svizzera, dove nel giro di poche settimane l’organizzazione Renovate ha colpito le più grandi arterie dello stato, ma le proteste divenute più note sono sicuramente quelle che hanno preso di mira quadri presenti in grandi musei europei.

Siamo tutti a conoscenza dell’episodio di imbrattamento di un opera di Van Gogh ad opera di tre attivisti dell’organizzazione Ultima Generazione, cellula italiana di Extinction Rebellion, gruppo internazionale che ha già compiuto vandalismi simili all’estero. Il quadro colpito era Il seminatore e si trovava provvisoriamente esposto al Palazzo Bonaparte a Roma; gli attivisti l’hanno imbrattato con della passata di verdura per il solo scopo di ottenere l’attenzione dei media. A catena si sono verificati altri episodi simili in varie metropoli europee e mondiali: Firenze, Londra e Madrid sono solo poche delle città colpite da questa ondata di proteste ambientaliste e altrettanti sono gli artisti presi di mira tra i cui nomi troviamo Botticelli, Monet e Picasso. Gli autori di questi gesti li accompagnano con slogan d’effetto e provocanti mirati ad attaccare le istituzioni così come il popolo: “Cosa vi interessa di più? L’arte o la vita? Siete più interessati a proteggere un dipinto o il pianeta?”, questa è la frase pronunciata dall’attivista Phoebe Plummer a Londra, oppure “Non dobbiamo arrabbiarci per un dipinto che è protetto dal vetro e sarà pulito domani, e non ci arrabbiamo perché non sappiamo che stiamo perdendo cibo e acqua.” pronunciata da un’altra manifestante a Roma.

I dipinti non sono stati effettivamente danneggiati in quanto protetti da vetri, però il gesto è comunque un affronto all’arte e il messaggio che trasmette non è certamente positivo.

Ma qual è lo scopo di queste azioni? Fare notizia? Sensibilizzare la gente rispetto ad un tema trascurato? Minacciare i governi? Quali sono le motivazioni che stanno dietro a gesti simili? Mentre queste organizzazioni hanno sicuramente fatto scalpore, hanno ottenuto l’effetto desiderato da questi gruppi ambientalisti?

I politici e le figure in carica dei musei che hanno subito gli attacchi hanno prontamente condannato questa serie di atti vandalici: secondo Sangiuliano, ministro della Cultura, “Attaccare l’arte è un atto ignobile che va fermamente condannato.”, nella stessa linea di pensiero di Iole Siena, presidente della società organizzatrice della mostra a Roma.

Anche il pensiero comune è orientato in questa direzione, infatti il gesto viene condannato un po’ da tutti. In fondo, cosa hanno ottenuto questi attivisti dalle loro azioni? Visibilità sì, ma negativa. Hanno solo messo in cattiva luce le loro organizzazioni e forse, anche gli altri ambientalisti. Ma siamo sicuri che disseminare odio sia il modo migliore per opporsi a scelte fatte da parte delle istituzioni? È vero che non si sta agendo abbastanza, ma rovinare i quadri nei musei non aiuta in alcun modo. Le istituzioni non staranno facendo le scelte corrette, ma non sarà certo un atto vandalico di massa che risolverà il problema. Ci sono comunque molte opinioni discordanti a proposito. E voi, cosa ne pensate? Questi gesti pubblici portano il giusto messaggio, oppure sono solo un danno alla loro campagna?