L’ARTE NEL COMBATTIMENTO

Quasi tutte le attività umane sono accompagnate dall’arte: in alcuni ambiti questa presenza è maggiormente esplicita e in altri casi più difficile da scorgere. Se parliamo di attività sportiva in determinate discipline, come la danza o il pattinaggio, è evidente la presenza dell’arte sotto forma di armonia e fluidità. Se ci si avvicina a pratiche sportive come il calcio, il basket o il tennis, è ugualmente comune sentire attribuire ai giocatori appellativi che ricordano l’arte (“artista”, “danzatore” etc. ). 

Gli sport da combattimento, al contrario, vengono considerati principalmente per il carattere violento che li contraddistingue, senza che si giudichi il lottatore nell’arte dei suoi movimenti. 

Tutti conosciamo la concezione orientale delle arti marziali che spesso viene condivisa e raccontata nei film; se si parlasse di questo, potremmo concordare che è fondamentale una buona dose di concentrazione, coordinazione, meditazione, controllo e conoscenza di se stessi, tanto da poter considerare questi sport di difesa e attacco delle discipline artistiche, religioni o vere e proprie scelte di vita. 

Se, però, menzionassi la box o il muay thai, nascerebbero le prime divergenze. 

Sono noti i film di Rocky, Creed, o, per alcuni, la UFC e i combattimenti di MMA e di contatto pieno (quindi senza limiti di potenza nei colpi). In questi esempi, l’arte, dove è finita? 

Nella maggior parte dei casi giace nascosta sotto il muro della violenza che, per chi non pratica queste discipline, rappresenta una barriera oltre cui non si è in grado di guardare. 

In questi sport, infatti, l’eccellenza di un bravo lottatore consiste nel controllo delle proprie emozioni, forza ed azioni e nel tempismo (o timing) che permette di schivare, incrociare e rimettere i colpi. Questa condizione di padronanza del corpo e dei riflessi, molto difficile da raggiungere, piĂą volte viene denominata con il termine “danza”. 

Sono molteplici i casi in cui si viene a conoscenza di tragedie dovute ad atleti che non sanno dosare le proprie forze e controllare i propri comportamenti, che sfociano nella violenza (pensiamo al tragico caso dei fratelli Bianchi). 

Gli sport da combattimento tuttavia sono ben altro, si basano sul rispetto, conoscenza e controllo della propria forza. Possiamo affermare, infatti, che in queste discipline, oltre alla capacità fisica vera e propria, è fondamentale un percorso di crescita personale, legato all’arte del controllo delle emozioni e del confronto costante con i propri limiti.

Superando l’idea che gli sport da combattimento siano solo espressione di violenza e rabbia, quindi, si comprende come anche queste discipline siano una forma d’arte e si basino su valori saldi e radicati, come il rispetto, la sportivitĂ , l’autocontrollo e la conoscenza di se stessi e dei propri limiti.