K2, LA MONTAGNA DEGLI ITALIANI

Nella sub-catena del Karakorum svetta una gigantesca piramide rocciosa di 8609 metri, la seconda più alta del pianeta, nota come K2. La vetta è popolarmente conosciuta come “la montagna degli italiani”, furono infatti due alpinisti “nostrani” a toccare la vetta ancora vergine il 31 luglio 1954. La spedizione alpinistica, capitanata dal prof. Ardito Desio con il patrocinio del CAI, diede lustro internazionale all’Italia portandole un posto, assai meritato, nel pantheon dell’alpinismo mondiale. L’onore, e l’onere, di raggiungere per primi il picco fu affidato fin da subito ad Achille Compagnoni, colonna portante dallo straordinario carisma e a Lino Lacedelli, forte guida degli Scoiattoli di Cortina. All’impresa alpinistica prese parte anche Walter Bonatti, all’epoca appena ventiquattrenne ma già tra i più forti alpinisti del panorama mondiale; il suo ruolo venne però minimizzato e anzi accusato di voler raggiugere in solitaria la vetta per manie di protagonismo. Solamente nel 2007, ben 54 anni dopo, il CAI e la società geografica italiana rividero la versione ufficiale dei fatti e riabilitarono lo scalatore bergamasco. L’episodio che fu al centro della “tempesta” fu il compito assegnato a Bonatti di portare le bombole fino al campo nove, l’ultimo prima della cima. La sera prima dell’ascesa finale il giovane alpinista e l’Hunza pakistano Mahdi cercarono di raggiungere il campo finale per lasciare lì le bombole, ma non trovandolo poiché spostato di qualche centinaio di metri più in alto, furono costretti, a causa del buio imminente, a

bivaccare una notte intera all’addiaccio nella famigerata “zona della morte”. Alle prime luci dell’alba, i due ridiscesero ai campi precedenti, il portatore pakistano subì diverse amputazioni, mentre Bonatti ne uscì miracolosamente indenne; tuttavia rimarrà segnato dall’episodio, deluso dall’atteggiamento dei compagni tanto che da allora in poi, prediligerà quasi unicamente le scalate in solitaria.