EDITORIALE

Ciao Mascheroni,

questo mese vogliamo trasportarvi sulle onde dell’arte, un tema così personale e intimo per ognuno di noi.

L’uomo si esprime con l’arte da quando è sulla Terra ma forse non dobbiamo domandarci come o da dove sia nato questo desiderio; forse la questione sta più nella domanda “cos’è arte?”.

Trovo che sia piuttosto scontato e anche poco proficuo cercare la sua definizione o la sua etimologia su un dizionario, cartaceo o online che sia, non è quello che ci serve per capire il suo significato.

Siamo noi che dobbiamo attribuirle un senso, non solo come “artisti”; ciascuno di noi è artista quando esprime la sua creatività, anche nel proprio lavoro. Ma quello che ci fa entrare in contatto con l’Altro è saper osservare la creatività di chi è diverso da noi, capirne il valore e arrivare così ad apprezzarlo.

C’è un quadro a cui sono piuttosto affezionato, uno dei Paesaggi d’inverno di Edvard Munch.

È difficile che dipinti come questo lascino indifferenti, anzi entrano nel profondo, trasmettono qualcosa.

Le opere di Munch erano spesso definite “paesaggi dell’anima”, anzi fu lui stesso a dire “Io non dipingo ciò che vedo ma ciò che vedi”.
Il quadro ci mostra la neve che a poco a poco si ritira, a poco a poco l’angoscia svanisce.

È decisamente difficile accostare la nostra quotidianità a una vita tormentata come quella dell’artista norvegese; tuttavia l’espressione di ritrovata fiducia che il quadro instilla nell’osservatore è unica.
Quante volte sentiamo il bisogno di ritrovare questa fiducia nell’Altro. O in noi stessi.

Così come questa, innumerevoli altre opere sono in grado di colpirci nel profondo. La sensibilità dell’arte risiede proprio nella condivisione di un sentimento.