COSI’ DONNE, COSI’ SCHIAVE

“Donna, vita, libertà” è uno degli slogan delle centinaia di persone che stanno protestando in Iran in questi giorni contro il regime che da decenni nega alle donne di avere alcuni diritti civili che vanno dal non poter ballare e cantare in pubblico, al dover vivere dietro ad un velo o essere obbligate a sposarsi a soli 13 anni. La questione è diventata celebre in tutto il mondo a causa della recente uccisione di Mahsa Amini, picchiata dalla polizia fino alla morte perché aveva un ciuffo di capelli che le usciva dal velo, e il regime ha anche avuto il coraggio di dire che si è suicidata gettandosi da un balcone. Sono 40 anni che le donne iraniane sono costrette a vivere come schiave e sono 40 anni che si ribellano, ma le loro grida sono state soffocate dai manganelli e dai proiettili del regime, così che il resto del mondo non ha mai saputo di queste violenze. Ma ora le loro grida ci stanno arrivando più forti che mai, perché non sono più solo le donne a protestare, ci sono anche uomini, bambini, anziani: tutti sono stanchi del regime, e tocca a noi, noi che siamo così distanti da tutto quel sangue e da tutti quei soprusi, alzare la voce, così che i nostri governi si accorgano di ciò che succede là e il regime non possa più commettere nessuna forma di brutalità nei confronti di donne indifese. 

Non dobbiamo ignorare ciò che succede solo perché non ci riguarda direttamente, non dobbiamo spegnere il televisore di fronte alla crudeltà, non dobbiamo girare la testa dall’altra parte quando qualcuno ci implora aiuto. Tocca a noi, cittadini di stati diversi, ma tutti dello stesso pianeta.

Come in un’orchestra tutti gli strumenti si sostengono a vicenda e suonano insieme la stessa sinfonia, anche noi, cittadini del mondo, dobbiamo suonare una sinfonia nuova: la sinfonia della vita.