Quando si pensa ai paesi che inquinano di più, i nostri pensieri vanno alla Cina, all’America, ai paesi europei… insomma, tutte nazioni ricche e molto sviluppate economicamente. Non ci capita invece così frequentemente di pensare che un paese povero o non così influente sul piano globale possa avere un impatto elevato sulla salute del nostro pianeta, eppure è così. Infatti l’India, il secondo paese più popoloso al mondo, di inquinamento ne produce eccome! Secondo le stime, infatti, l’India è il terzo paese al mondo per emissioni di CO2, dopo la Cina e gli U.S.A. Pensate che Nuova Delhi, la capitale, ha un livello di PM2.5 (Particelle/polveri di diametro inferiore a 2,5 micrometri) 5 volte, 5 volte superiore al livello considerato pericoloso dall’OMS.
Ma… perché l’India inquina così tanto? Da cosa è dovuta questa distopia ambientale?
Innanzitutto una buona fetta di inquinamento è dovuta alla produzione di energia elettrica: infatti, più del 75% dell’energia elettrica prodotta viene dalla combustione del carbone, seguito dal petrolio e una piccola percentuale da fonti rinnovabili.
La produzione di energia elettrica è perciò una delle più grandi fonti di inquinamento in India, arrivando a generare circa il 50% delle emissioni totali.
Oltre alla produzione elettrica, anche le città producono inquinamento: infatti un’altra grande fetta di polveri sottili e smog è dovuta ai trasporti, che sono la principale causa dell’invivibilità dei grandi centri urbani. A ciò si somma una pessima gestione dei rifiuti urbani e un sistema di riciclaggio quasi inesistente: il paese genera infatti ben 62 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno, dei quali solo il 15% viene riciclato; il resto finisce in mare, in discariche abusive o viene bruciato a lato strada. Per darvi una vaga idea di quanto questo fenomeno sia grave, nella zona est della capitale Nuova Delhi, vi è una discarica abusiva di rifiuti che crea un cumulo di monnezza alto ben 65 metri. Tutto ciò sembra un comportamento molto stupido da imputare agli indiani, tuttavia la realtà nasconde problemi più gravi: in India, come negli altri paesi emergenti, l’istruzione è spesso assente, soprattutto tra i cittadini più poveri che non hanno accesso a quella privata. Questo influisce sulla mancanza di sensibilizzazione riguardo a questi temi.
Ora guardiamo un aspetto che molti di noi preferirebbero sorvolare: le industrie. L’economia indiana si basa soprattutto sulla produzione industriale: grazie al basso costo della manodopera e della produzione, molte grandi multinazionali di vari settori, dall’informatica, all’industria automobilistica, all’abbigliamento hanno deciso di spostare la produzione in questo paese (proprio in questi giorni Apple ha deciso di spostare il 50% della produzione degli iPhone qui in India). Purtroppo, accanto ai bassi costi di produzione ci sono anche una bassa qualità dell’ambiente di lavoro, che risulta essere spesso malsano, e una pessima gestione degli scarti produttivi, che, come abbiamo detto, vengono rilasciati nell’ambiente.
Ora che abbiamo analizzato le varie cause dell’inquinamento, vediamo qualcosa di più positivo: infatti, sebbene l’India sia uno dei paesi che produce più CO2, è anche tra quelli che stanno investendo di più nelle fonti rinnovabili. Inoltre, sebbene produca molto inquinamento, bisogna considerare che è ancora un paese in via di sviluppo, quindi possiamo sperare che in futuro il paese continui su una strada di sviluppo più sostenibile.